Il 10 giugno 1940 segna una data cruciale nella storia dell’Italia e dell’Europa: l’Italia, sotto la guida del Duce Benito Mussolini, dichiara guerra a Francia e Regno Unito, entrando così nel secondo conflitto mondiale. Questo evento è stato un punto di svolta che ha avuto ripercussioni profonde e durature.
La decisione di Mussolini di entrare in guerra non fu accompagnata da un piano strategico ben definito, il che portò a una serie di azioni militari disordinate lungo il confine franco-italiano. Le forze armate italiane, ammassate lungo la frontiera, intrapresero offensive che furono efficacemente contrastate dall’esercito francese, ben trincerato sulle posizioni difensive della Linea Maginot alpina.
Nonostante l’Italia avesse dichiarato guerra sia alla Francia che al Regno Unito, fu principalmente l’azione della Germania nazista a determinare la sconfitta dell’Armée française. L’armistizio di Villa Incisa, firmato il 24 giugno 1940, sancì l’annessione di alcune porzioni di territorio francese all’Italia e l’inizio dell’occupazione italiana della Francia meridionale.
L’aggressione italiana fu percepita come una “pugnalata alla schiena” da parte di una nazione già allo stremo, e l’atto fu moralmente discutibile, dato che la dichiarazione di guerra avvenne contemporaneamente alle fasi finali della campagna di Francia, quando le sorti della Repubblica francese erano già segnate di fronte all’avanzata inarrestabile della Wehrmacht.
Questo articolo esplora le circostanze e le conseguenze dell’entrata in guerra dell’Italia, un momento che ha definitivamente allontanato il paese dalla non belligeranza e lo ha inserito nel teatro bellico mondiale.