Sanremo si è concluso tra fuochi di artificio e paillettes … come abbiamo scritto, perché Sanremo è Sanremo poiché di fatto può anche prescindere dalle canzoni in concorso, dato che larga parte dello spettacolo è assicurata da tutto ciò che le circonda.
E tutto sommato, per quanto riguarda la qualità canora, forse è meglio così. Dato che ciò che nei cinque giorni della grande kermesse nazionalpopolare andata in onda dalla città dei fiori ha dominato – per testi, musiche, ritmo e armonia – è stata una modestia generalizzata.
Made in Italy
Se facessimo ascoltare testi e musica delle canzoni in gara a un ipotetico spettatore ideale sotto velo di ignoranza pensiamo che non avrebbe dubbi a premiare Pazza di Loredana Bertè. Professionista di altri tempi, capace ancora oggi di coniugare originalità, anticonformismo, estro, qualità canore e pentagramma. Buone prestazioni di Mahmood e Ghali, in grado di rappresentare in maniera efficace tonalità cosmopolite e radici antiche.
Diodato, tutto sommato, si distingue come un cantautore Made in Italy come non se ne vedono più in giro. Ma per il resto, … ben poca cosa. E francamente anche la vincitrice, Angelina Mango, ascoltata fuori contesto e in maniera distaccata, dà soltanto l’idea di un efficace scioglilingua, efficace tormentone per agitarsi senza ballare.
DAB di primavera
Cantanti in cerca di popolarità e fortuna, che molto probabilmente vivranno comunque una stagione (lunga o breve, si vedrà) di popolarità, grazie ai rimandi che le radio regaleranno loro nelle prossime settimane. Pezzi radiofonici, questo sono e saranno, con la loro reiterata presenza sulle onde medie e il DAB di primavera. Ma nulla più, nonostante la confermata qualità di musicisti strumentali, l’orchestra di accompagnamento, e coristi che quasi nessuno, nonostante i ringraziamenti di rito, ha saputo usare rispetto alle loro potenzialità artistiche.
Sanremo resiliente
Ancora una volta, dunque, Sanremo è Sanremo, grazie alla sua straordinaria resilienza, capacità di adattamento alle circostanze che la direzione artistica di Amadeus ha contribuito ad esaltare come raramente accaduto in passato. Anche perché, se è vero che sulle mode musicali Sanremo è sempre arrivata in affanno e con un certo ritardo – Rock, Beat, Rap, Trap … generi che nella capitale della Riviera dei Fiori sono arrivati quasi sempre quando già ampiamente conosciuti, se non addirittura già in declino – le scelte di Amadeus (come abbiamo già scritto) hanno avuto il pregio di costruire un’alleanza fra generazioni e generi musicali che in passato non si era mai vista, e che senza dubbio è stata una chiave di successo dei cinque straordinari anni della sua conduzione artistica e dal palco.
Lo svecchiamento
Ciò ha consentito un generale svecchiamento dell’offerta musicale, del pubblico di riferimento e, di conseguenza, dei media attraverso i quali il messaggio del Festival si è diffuso. E con i 70 anni della Rai-Radio Televisione Italiana, e i 100 anni della Radio, dobbiamo certamente riconoscere che, almeno dal punto di vista dei mezzi di comunicazione di massa, il Festival è sempre stato sulla cresta dell’onda: dalla radio a valvole al televisore a transistor, dalle onde radio al digitale terrestre, dalla televisione agli smartphone, dai giornali ai social media.
Angelina Mango
Così un’altra edizione del Festival della Canzone italiana, la Settantaquattresima, si conclude, con il successo di Angelina Mango, il secondo posto del rapper napoletano Geolier e il terzo di Annalisa.
Un’età media di 28 anni, con due cantanti su tre nati dopo il 1999. E anche questo, forse, può considerarsi un risultato raggiunto grazie alla direzione artistica di Amadeus, che molto più dei suoi predecessori ha osato, con coraggio, svecchiare i cantanti in gara nel Festival. Le polemiche, che come sempre non mancano, accompagneranno anche il dopo Sanremo dei prossimi giorni.
Televoto
Il fatto che nel televoto del pubblico avesse vinto con una percentuale schiacciante (60% dei consensi) Geolier, mentre alla fine – per il voto della Sala stampa e delle Radio – abbia viceversa vinto Angelina Mango, dice di un meccanismo di voto poco trasparente e non privo di contraddizioni (ne parleremo in un prossimo articolo). Non tanto per la ponderazione delle tre platee di votanti (circa 1/3 ciascuna), ma per il fatto che non è affatto chiaro il voto quasi plebiscitario di una platea tanto numerosa come quella dei telespettatori abbia potuto essere smentito dal voto, sulla carta certamente più qualificato, di un numero molto più limitato di grandi elettori (giornalisti e deejay della radio non annoverano certamente i numeri del pubblico di TV e radio).
Ma tant’è … Sanremo non sarebbe Sanremo senza polemiche! E anche quest’anno, lo vedremo, il Festival sopravviverà serenamente a se stesso ancora per molte settimane.