Le ferrovie furono uno dei principali fattori di sviluppo economico e sociale.
La prima ferrovia commerciale fu inaugurata in Gran Bretagna nel 1825.
In Italia, invece, la prima tratta, la Napoli-Portici, fu completata solo nel 1839.
L’Italia era divisa in numerosi stati con situazioni molto diverse e lo sviluppo ferroviario avvenne con tempi e modalità differenti e portò a risultati altrettanto diversificati.
Regno delle Due Sicilie
Nonostante il Regno delle Due Sicilie abbia realizzato la prima ferrovia italiana e avesse affidato a imprese private dei progetti per altre tratte, al momento dell’unificazione, la rete ferroviaria in esercizio regolare era solo di 127 km.
Regno Lombardo-Veneto
Il primo progetto di collegamento ferroviario tra Milano e Venezia risaliva al 1835, ma la realizzazione fu particolarmente difficoltosa per la lunghezza della tratta e per la necessità di costruire un ponte sulla laguna. L’opera fu completata solo nel 1878 dopo l’Unità d’Italia e l’annessione del Veneto. Altre tratte furono realizzate per collegare Venezia a Udine, Verona a Bolzano, Bolzano a Innsbruck.
Regno di Sardegna
Nel Regno di Sardegna nel 1844 il re Carlo Alberto dispose la costruzione della ferrovia Torino-Genova via Alessandria, attraverso il crinale appenninico, che richiese lo scavo della galleria dei Giovi, lunga 3265 metri, opera che fu realizzata a mano e che venne inaugurata nel1853. Seguì l’apertura di altri tronchi in modo da completare nel 1859 il collegamento delle frontiere svizzere e francesi con quella austriaca del Lombardo-Veneto. Nel Regno di Sardegna l’impulso allo sviluppo delle ferrovie fu dello Stato che nel 1853 fondò l’Ansaldo per la fabbricazione di locomotive e materiale ferroviario.
Stato Pontificio
Nello Stato Pontificio il papa Gregorio XVI disapprovava le ferrovie. L’elezione di Pio IX, a metà del 1846 sbloccò la situazione. Nel 1856 entrò in servizio la linea Roma-Frascati, nel 1859 la Roma-Civitavecchia. Nel 1861 il Regno d’Italia inaugurò la linea Bologna-Ancona i cui lavori erano iniziati quando ancora regnava il pontefice.
Granducato di Toscana
Già nel 1838 il Granducato di Toscana aveva autorizzato un consorzio privato per la costruzione della linea Leopolda tra Livorno, Pisa e Firenze. Nella seconda metà del XIX secolo il Granducato di Toscana vantava una rete ferroviaria molto organica ed estesa (la terza per estensione in Italia).
I piccoli stati
Difficile invece era la situazione dei piccoli ducati come Lucca, Modena, Parma e Piacenza: se da un lato la ferrovia poteva dare un impulso all’economia delle vallate montane (come era successo con la Porrettana), le condizioni economiche e la mancanza di finanziamenti, non ne permettevano la realizzazione.
Lo sviluppo alla vigilia dell’unità
Alla vigilia dell’unità d’Italia la rete piemontese era di oltre 800 km, quella del Lombardo-Veneto di circa 500 km, quella Toscana di 300 km, quella del Regno delle Due Sicilie a poco più di 120 km, mentre quella dello Stato Pontificio aveva 101 km in esercizio.
Le difficoltà dello sviluppo delle ferrovie in Italia
In Italia lo sviluppo delle ferrovie nei singoli stati fu diverso perché diverse erano le motivazioni, le esigenze, i finanziamenti e le politiche economiche.
Difficili erano le condizioni orografiche del territorio, la situazione geo-politica frammentata, scarsi i finanziamenti e forte influenza politica straniera che condizionò percorsi e scelte tecnologiche alle proprie esigenze.
Ciascuno stato realizzò la propria rete con sistemi e mezzi differenti.
In copertina: Automotrice ALe 840, giugno 1983