Un forte turbamento nella società italiana emerge a seguito del recente episodio a Pisa, contraddistinto dall’uso dei manganelli contro i giovani manifestanti. È significativo notare che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deciso di intervenire sulla questione in maniera netta e decisa. Le sue parole, estremamente significative, riflettono una preoccupazione profonda riguardo alla tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.
Le parole del Presidente della Repubblica
Mattarella ha sottolineato che “l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Un pensiero che rappresenta anche e soprattutto un richiamo alla fondamentale necessità di mantenere un equilibrio tra l’ordine pubblico e il rispetto dei diritti costituzionali.
I precedenti allarmanti
La deriva nella gestione della libertà di espressione trova riscontro anche nella carica della polizia ai sindaci che il 16 febbraio scorso hanno manifestato a Roma – al fianco del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca – contro l’autonomia differenziata e il mancato sblocco del Fondo Sviluppo e Coesione. Ma i primi segnali di atteggiamento repressivo iniziavano a intravedersi già nel mese di dicembre, quando fu identificato un uomo che, durante la Prima alla Scala, aveva gridato un civile e condivisibile “viva l’Italia antifascista”. E poi ancora, l’identificazione delle forze dell’ordine ai partecipanti al presidio tenuto a Milano per commemorare con una deposizione di fiori Alexei Navalny, l’oppositore storico di Putin, morto in carcere in Russia.
La democrazia a rischio
L’atteggiamento adottato a Pisa contro i giovani manifestanti, unitamente ai casi sopra citati, non agevola un ambiente sicuro e pacifico e soprattutto mina alla radice il principio stesso di democrazia e libertà di espressione. La democrazia non può sopravvivere se i cittadini sono intimiditi o repressi nel manifestare liberamente e civilmente le proprie opinioni. È quindi essenziale adottare un approccio più responsabile e proporzionato nel gestire le manifestazioni pubbliche. In luogo dei manganelli occorre un dialogo e un confronto costruttivo, ascoltando le preoccupazioni e cercando soluzioni pacifiche.
Il pensiero di Zagrebelsky
E non passano inosservate le considerazioni espresse da Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Consulta, che oggi sulle colonne di Repubblica dichiara: “Questo proliferare di cariche e manganelli, questo clima di repressione per ora tiepida, diffondono un senso di insicurezza. Alle mie figlie e nipoti, se avessero l’età di quei ragazzi di Pisa, sentirei la responsabilità di dire di pensarci due volte prima di scendere in strada. Ma così si comprime un diritto, si diffonde una cattiva aria. Il diritto a manifestare è il primo ad essere colpito nei regimi autoritari. In Russia, in Afghanistan, in Iran, in certi regimi islamici, nei Paesi golpisti del Sud America, la prima repressione si fa nelle strade”.
Il richiamo ai principi della convivenza civile
Zagrebelsky definisce “non consueto” l’intervento di Mattarella, evidenziando di non ricordare “un precedente tanto netto, un tanto chiaro richiamo ai principi della convivenza civile e ai principi costituzionali”. E ancora, “mi sarei aspettato che le prime reazioni indirizzate a ricordare i limiti e la funzione della polizia, venissero dal governo, responsabile della corretta gestione dell’ordine pubblico”, sostiene Zagrebelsky sottolineando che “una cosa è l’ordine pubblico dei regimi autoritari, che è l’ordine nelle strade. Altra cosa è l’ordine pubblico nella Costituzione, che non è repressione ma garanzia dell’ordinato sviluppo delle libertà costituzionali”.
L’articolo 17 della Costituzione
Infine un richiamo all’articolo 17 della Costituzione, in cui è specificato che “tutti i cittadini hanno il diritto di riunirsi, a condizione che la riunione sia pacifica e senz’armi”. Zagrebelsky ricorda che “è sotto il fascismo che occorreva l’autorizzazione dell’autorità pubblica: l’esercizio dei diritti allora era subordinato al beneplacito del governo. La nostra Costituzione non prevede alcuna autorizzazione: delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato semplicemente un preavviso alle autorità. Il preavviso non è la richiesta di un’autorizzazione. Il principio è il diritto, l’eccezione è il divieto che può essere disposto eccezionalmente solo con provvedimento motivato in relazione a comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica”.
La libertà di espressione pilastro della società
La libertà di espressione, dunque, rappresenta uno dei pilastri fondamentali di una società democratica e inclusiva. E rispettare la libertà è fondamentale per preservare la coesione sociale e la fiducia verso le istituzioni. Il Presidente Mattarella, con il suo autorevole intervento, ricorda a tutti, una volta di più, che proteggere la libertà è un dovere morale e costituzionale che in alcun modo possiamo permetterci di trascurare.