La festività del Martedì Grasso, nelle case degli italiani, è sempre stata accolta con grandissima gioia. Soprattutto nel passato, prima che nascesse la società del consumo di massa, e cioè prima che l’avere del cibo in tavola fosse, se non scontato, quantomeno prevedibile.
Si trattava, in famiglie di origine contadina, di un momento di grandissima convivialità dove, accanto alle portate tradizionali a base di funghi, verdure e legumi, trovavano posto anche pietanze di carne, per lungo tempo considerate prodotti di lusso. Se la nobiltà festeggiava con sfarzo questa ricorrenza che tradizionalmente chiude il periodo del Carnevale con enormi banchetti, anche i ceti meno abbienti erano soliti concedersi qualche “lusso” in più. Questo desiderio di concludere le festività con un’abbondante mangiata era, essenzialmente, collegato al calendario scandito dalla liturgia cristiana nell’Europa medievale.
Il giorno dopo il Martedì Grasso sarebbe iniziato il primo mercoledì della Quaresima (il Mercoledì delle Ceneri), un periodo di quaranta giorni che dura fino al primo sabato dopo la prima luna piena di primavera. Quel lasso di tempo simboleggia, nella teologia cristiana, il periodo intercorso tra la sepoltura di Gesù e la sua resurrezione che coincide con la Pasqua cristiana, ed è tradizionalmente identificato con un periodo di penitenza. Si prescriveva, dunque, di attenersi al “digiuno quaresimale”, una serie di rinunce (dette “astinenze”) da operarsi in periodo quaresimale. Ne è un esempio l’astinenza dalla carne da praticarsi ogni venerdì, incluso il Venerdì Santo, dov’è fatto divieto di cibi ricercati o costosi.
I pasti “concessi” per giorno ammontavano a uno solo, con l’eccezione di piccole quantità di cibo al mattino e alla sera e delle medicine necessarie a mantenersi in salute. Seguiva, nelle indicazioni clericali, un insieme di norme e precetti sui cibi permessi e su quelli nei confronti dei quali era da praticarsi l’astinenza in determinati momenti o durante tutto il periodo che intercorreva tra il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Questo corpus di norme, oggi perlopiù cadute in disuso o praticate da una relativamente ristretta quantità di individui particolarmente osservanti della tradizione cattolica, può far comprendere meglio perché una festività come quella del Martedì Grasso fosse tanto apprezzata.
Questo giorno, oggi relegato a festa “minore” è divenuto meno importante che in passato con l’avvento della società del consumo di massa. Ai giorni nostri, infatti, mangiare la carne non è più un’eccezione, e possiamo trovare cibi raffinati e tropicali in qualsiasi supermercato. Di pari passo, con un’applicazione via via meno rigida della dottrina cattolica, si è perso lo zelante proselitismo che spingeva molti contadini e nobili dell’Europa medievale verso questo sacrificio.