Esploriamo insieme l’impatto sull’ambiente dell’industria della moda e le azioni necessarie per avviare una trasformazione verso una moda più sostenibile
Centro di Milano, interno negozio noto brand spagnolo, alcune ventenni in perlustrazione aggressiva:
“Ehi raga, guardate questa camicetta. Mitica! 9.90, nieeente, mia”. “Figosa, prendi ““Ma La(ura) non ce l’hai uguale? “Noooo…sembra, poi costa zero”. La ragazza ha estratto uno straccio informe simile a una camicetta da un porta abiti dove ve sono a decine, compresse e stropicciate. Finiture inesistenti, bottoni forse di plastica ma colore alla moda, l’etichetta parla chiaro 100% poliestere…È la moda del bello a distanza perché quando ti avvicini…Chiunque si accorge che costa 9.90, niente e vale niente.
La moda, con il suo interminabile divenire di tendenze e consumi, costituisce un’industria globale di grande rilevanza economica e culturale. Tuttavia, dietro il fascino delle passerelle e delle vetrine si cela un rapporto molto ambiguo con l’ambiente. L’industria della moda è infatti una delle maggiori responsabili di inquinamento, sfruttamento delle risorse naturali e delle persone, e contribuisce in modo importante alla crisi dei rifiuti.
L’industria della moda è uno dei più grandi inquinatori del pianeta. La produzione tessile richiede elevate quantità di acqua e sostanze chimiche. La tintura dei tessuti, ad esempio, contribuisce alla contaminazione dell’acqua con sostanze tossiche. La produzione intensiva di fibre naturali come il cotone e sintetiche come il poliestere richiede l’uso di pesticidi e un grande consumo di energia non rinnovabile. Secondo la World Wilde Fund for Nature (WWF):
“L’industria della moda utilizza circa il 20% dell’acqua dolce globale e produce il 10% delle emissioni globali di carbonio, più di tutti i voli internazionali e le spedizioni marittime combinati.”
Ma perché questa industria è così impattante? Uno, ma non l’unico motivo, è l’uso di tessuti sintetici. La più parte delle fibre sintetiche sono generate dalla petrolchimica; vi è un largo ricorso a petrolio e gas naturale, due fonti di energia non rinnovabili altamente inquinanti. Il prodotto finale poi, tessuti come il poliestere, non sono biodegradabili e, quando vengono smaltiti, possono richiedere decenni per degradarsi.
Ma la colpa non è solo dei tessuti sintetici. La produzione intensiva di tessuti naturali come il cotone richiede quantità enormi di acqua (quasi 10.000 litri di acqua per un paio di jeans) nonché l’impiego di pesticidi e fertilizzanti chimici. La produzione di tinture e l’accoppiamento tra tessuti e coloranti possono poi creare situazioni di grave inquinamento delle falde acquifere con possibili effetti su fauna e flora.
Il marketing della moda è riuscito a peggiorare la situazione. Oggi riesce a creare il desiderio nei confronti delle nuove creazioni in tempi molto rapidi, promuovendo la moda come qualcosa di veloce, a basso prezzo e usa e getta. Le nostre città sono ormai piene delle insegne di queste catene di distribuzione di moda a basso prezzo. La moda veloce (fast fashion) ha portato a una rapida produzione di capi a basso costo, purtroppo spesso a discapito dei lavoratori impiegati.
Sarebbe opportuno che i nostri ragazzi affamati di moda veloce (…e non solo i ragazzi) sapessero che in molte nazioni, i lavoratori dell’industria tessile sono in età scolare, sottopagati e costretti a lavorare in condizioni precarie e insicure. Le lunghe ore di lavoro compiute per modesti salari e il ricorso a sostanze chimiche per la produzione pongono costantemente a rischio la loro salute e la loro sicurezza. I polmoni purtroppo non si possono indossare una sola volta…
Safia Minney, fondatrice ed ex CEO di People Tree, nonché autrice del noto libro “Slow Fashion” afferma:
“La moda etica e sostenibile è un dovere etico. Le aziende devono garantire condizioni di lavoro dignitose e salubri per i lavoratori e rispettare i diritti umani in tutta la catena di approvvigionamento.”
L’’impatto ambientale dell’industria della moda non si ferma però alla fase produttiva. L’enorme quantità di abiti prodotti e venduti ogni anno ha come prima conseguenza un aumento dei rifiuti tessili. In Italia, oltre un milione e mezzo di tonnellate di abbigliamento sono gettate ogni anno, gran parte delle quali finisce in discariche non autorizzate…E chissà chi ci guadagna. Avete mai sentito parlare delle ecomafie?
Per contrastare tutto ciò una soluzione l’abbiamo, è la moda sostenibile!
Ma cosa vuol dire moda sostenibile? Adottare materiali riciclati o sostenibili, produrre eticamente, sostenere brand che fanno propria la trasparenza e la tracciabilità della catena di approvvigionamento, adottare tecniche di produzione sostenibili con riduzione dell’utilizzo di energia e soprattutto promuovere un consumo responsabile. Gli sforzi per ridurre gli sprechi e promuovere il riciclo dei tessuti sono parimenti importanti. In merito Stella McCartney, nota stilista e sostenitrice della moda sostenibile afferma:
“La moda sostenibile è una via per creare capi di abbigliamento belli ed etici, rispettando l’ambiente e i diritti umani. Dobbiamo ripensare il nostro rapporto con la moda e fare scelte che promuovano un futuro più sostenibile.”
Gli stilisti, quindi, possono fare la loro parte adottando per le loro creazioni materiali con una vocazione al riciclo, evitando invece materiali notoriamente resistenti a questo scopo. Allo stesso modo i devastanti brand della fast fashion possono rivedere i loro capitolati inserendo clausole di riciclabilità dei prodotti commissionati
Aggiungiamo poi alle possibili azioni virtuose la promozione di un’economia circolare, in cui i tessuti e gli abiti vengono utilizzati e riutilizzati quanto più possibile. Tutto ciò aiuterà a ridurre i rifiuti tessili e l’impatto ambientale globale dell’industria della moda.
Le istituzioni devono poi fare la loro parte, finanziando progetti di ricerca per sviluppare nuove tecnologie per un riciclo dei vestiti più economico; sensibilizzare la popolazione alla raccolta differenziata dei rifiuti; lanciare progetti formativi nelle scuole sin da quelle di grado inferiore.
La moda sostenibile, dunque, è un viaggio che deve coinvolgere tutti gli attori del settore, con l’obiettivo di trasformare l’industria della moda in una macchina più equa, responsabile e rispettosa dell’ambiente
Infine, un suggerimento personale, cambiamo spesso le abitudini non gli abiti!
Foto copertina: da CC creative commons
Fonti:
www.friendlyshop.it, www.corriere.it, www.ellenmacarthurfoundation.org