
Salomone Ovadia, detto Moni, attore, cantante, scrittore ebreo bulgaro, da anni utilizza ogni occasione pubblica per difendere il popolo palestinese. Quello che segue, è in breve, uno dei suoi interventi più recenti.
Ciò che sta avvenendo a Gaza è un genocidio: un annientamento deliberato e consapevole di una collettività: Moni Ovadia fa proprie le parole di Amos Goldberg, storico israeliano insegnante presso l’università Ebraica di Gerusalemme.
Moni Ovadia è ebreo, ateo, orgoglioso di essere ebreo ma antisionista. Ritiene che il sionismo sia razzismo, criminalità. In breve, Il Sionismo è un’ideologia che promuove l’autodeterminazione del popolo ebraico e l’intento di dare una terra agli ebrei, lo Stato ebraico nella Terra d’Israele.

Il sionismo nasce alla fine del XIX secolo ma cresce notevolmente alla fine della Seconda guerra mondiale con la nascita dello Stato d’Israele nel 1948 quando la Palestina viene scelta come “Terra d’Israele”.
Lo slogan con il quale il sionismo si presenta al mondo parlando della Palestina: “Una terra senza popolo per un popolo senza terra”. Moni Ovadia vede già in questo assunto una catastrofe perché la Palestina non era disabitata: c’erano i palestinesi che semplicemente non vengono considerati perché gli occidentali, in ottica colonialista, pensano alla Palestina come terra di nessuno, pertanto vuota.
È il colonialismo che per Moni Ovadia è il più grande crimine dell’umanità e l’Occidente si è reso complice del crimine sionista.
Lui da ebreo, anche se ateo, dice che l’idolatria tria della terra è la peggiore delle idolatrie. Ilan Pappé dice: “i sionisti non credono in Dio ma credono che Dio abbia dato loro la terra”.
Ci sono tanti ebrei che non vogliono la terra: pensiamo ai Neturei Karta, un movimento di ebrei ortodossi che rifiutano il sionismo e chiedono lo smantellamento Pacifico dello Stato d’Israele.

L’appello di Moni Ovadia è anche di non andare in Terrasanta perché in questo momento non è Santa. Ma il suo pensiero va anche al Giorno della memoria che lui ritiene solo intriso di retorica. Oggi serve un giorno per il popolo palestinese, un giorno della memoria per quello he il popolo palestinese sta vivendo.
Il suo pensiero va anche a quello che anni fa Liliana Segre gli aveva raccontato: quando ancora ragazzina aveva avuto l’opportunità di sparare al suo aguzzino lei non l’aveva fatto per diventare lei un’assassina.
Con la questione palestinese si gioca il futuro dell’umanità, dei diritti, della pace: Moni Ovadia dice che stare dalla parte dei palestinesi è scegliere fra la vita e la morte.
Questo il suo appello:
Cosa devono subire ancora i palestinesi? Si è creato uno squilibrio troppo esagerato. Ora bisogna solo prenderne coscienza.
Dobbiamo essere milioni ad invadere le strade, a protestare. Non possiamo più delegare. Ciascuno di noi deve sentirsi responsabile dell’umanità intera.