Una gaffe tira l’altra, infarcendo di strafalcioni la propaganda politica su Napoli. È sulla nascita di Neapolis che stavolta “cade” il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, sempre più avvezzo ad errori di “distrazione” che sembrano diventati un suo marchio di fabbrica. Il ministro si diletta a dissertare su storia e cultura, probabilmente ignorando i contesti storici di riferimento.
Le gaffe del ministro
Non bastava Times Square “collocata” a Londra anziché a New York, come ha affermato di recente in un suo discorso pubblico. O ancora, i ringraziamenti al personale del Colosseo (!) per aver rimosso la scritta vandalica apparsa, però, su un monumento nel Parco archeologico di Pompei. E cosa dire delle riflessioni su Cristoforo Colombo che “voleva raggiungere le Indie circumnavigando la terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei”, sebbene quest’ultimo sia nato 72 anni dopo la scoperta dell’America: una versione 2.0 di “Ritorno al Futuro” tra Medioevo e Barocco per la collezione di scivoloni del ministro, che ieri si è ulteriormente “arricchita”. Si scopre dal profilo Instagram del “ministro delle gaffe” che l’istituzione del Comitato nazionale Neapolis 2500, ratificata dal Consiglio dei Ministri, è una celebrazione di “2 secoli e mezzo di Napoli”. Con il suo ennesimo svarione, il ministro ha ridotto la storia millenaria della città partenopea a soli 250 anni!
La storia “rivisitata”
Questo episodio si aggiunge a una serie di scivoloni che hanno caratterizzato il mandato di Sangiuliano, sollevando dubbi sulla sua conoscenza storica. Napoli, una delle città più antiche del mondo occidentale, merita una celebrazione accurata e rispettosa della sua ricca e lunga storia. La correzione dell’errore è arrivata tempestivamente, ma il danno era ormai fatto. La responsabilità è stata prontamente scaricata sul social media manager del ministro, che ha rassegnato le dimissioni. Tuttavia, questo incidente non è un caso isolato.
La propaganda del governo
Ma una menzione la merita anche l’istituzione del Comitato Neapolis 2500 da parte del Consiglio dei Ministri, nella ricorrenza del venticinquesimo centenario della fondazione dell’antica Neapolis da parte dei Cumani, avvenuta, secondo la tradizione, il 21 dicembre dell’anno 475 a.C. Ebbene, la celebrazione è il racconto di una storia dalle mille sfaccettature, anche per la collocazione temporale delle origini di Napoli.
Le origini
Cito, in questo caso, alcuni passaggi della ricostruzione storica dell’accademico Sergio della Valle, appassionato della storia di Napoli. Nel 680 a.C. circa, Cuma iniziò ad espandersi verso sud, giungendo a stabilire un presidio militare e commerciale sul colle di Pizzofalcone che, a seguito della predetta leggenda, prese il nome di Partenope. Verso la metà del VI secolo la cittadina di Partenope venne distrutta, probabilmente nell’ambito della lunga guerra tra Cuma, con i suoi alleati, e la confederazione degli Etruschi; secondo il console romano Lutazio Catulo, invece, Partenope sarebbe stata distrutta per invidia dagli stessi Cumani, che peraltro, puniti dagli Dei con una pestilenza, sentito l’Oracolo di Apollo, avrebbero fondato nel 530 a.C. una nuova città a breve distanza dalla vecchia Partenope. Il nuovo insediamento, Neapolis, si sviluppò notevolmente dopo la definitiva vittoria dei Cumani e dei loro alleati contro gli Etruschi nella battaglia navale di Cuma.
La gaffe prende il sopravvento
Ora, chissà se il Consiglio dei Ministri abbia voluto realmente approfondire la storia di Napoli o abbia scelto semplicemente la strada di una sterile propaganda. La scelta di istituire il Comitato, in ogni modo, è stata totalmente offuscata dallo svarione del ministro, una papera si direbbe in gergo calcistico.
Il compito di questo Ministero è quello di valorizzare e promuovere il patrimonio storico e culturale del paese, un impegno che richiede precisione, conoscenza e rispetto per la storia. In un momento in cui la cultura e l’educazione dovrebbero essere al centro dell’attenzione governativa, simili errori non possono essere tollerati.
La cultura pilastro dell’identità nazionale
La cultura è un pilastro fondamentale della nostra identità nazionale, e chi ne è responsabile deve trattarla con la cura e la competenza che merita. Non si tratta solo di un numero mancante, ma di un segno di rispetto per le radici profonde e le tradizioni di una delle città più iconiche del mondo. È tempo che Sangiuliano dimostri di essere all’altezza del suo incarico, riconoscendo l’importanza della cultura non solo come una questione di orgoglio nazionale, ma come un elemento essenziale della nostra identità e del nostro futuro.