Questo primo articolo sui “giovani del mondo” prende ad esempio l’esperienza di essere giovani in due paesi. Primo, la Francia, è un paese occidentale appartenente al cosiddetto “primo mondo” con una storia segnata da guerre e imprese coloniali. Il secondo, l’Iraq, appartiene al grande e variegato gruppo dei paesi in via di sviluppo; è ricchissimo di materie prime, ma ha un indice di sviluppo umano medio basso e una storia movimentata ma recente, a partire dalla sua creazione, nel primo ‘900, decretata dalle potenze occidentali impegnate a spartirsi le spoglie dell’Impero ottomano.
Nato nell’alto medioevo dalla frammentazione dell’impero (e del popolo) dei franchi lo stato francese impiegherà secoli, costellati da guerre e rivolte, per emergere nella sua forma moderna. Dopo l’affermazione dell’assolutismo, incarnato dalla figura di Luigi XIV il “re sole”, la Francia sprofondò in circa un secolo di guerre e crisi economiche che esasperarono sempre di più le condizioni di vita del popolo comune finché le tensioni e la rabbia non esplosero il 14 luglio del 1789 con la presa della Bastiglia, l’inizio della Rivoluzione francese e la conseguente Epopea napoleonica.
Da allora la Francia inaugurerà una lunga tradizione di proteste contro il governo di turno divenendo un focolaio per le rivoluzioni che attraverseranno l’Europa intera e creando al contempo un gigantesco Impero coloniale perso poi con la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio della Decolonizzazione.
La Francia oggi è la seconda economia dell’Eurozona e una delle principali potenze sullo scacchiere mondiale.
I giovani under 30 in Francia sono il 34,86%,[1] in calo rispetto agli anni passati, mentre cresce costantemente il numero di over 65. Se questo trend dovesse essere mantenuto nei prossimi anni esso rischierà di diventare insostenibile per il sistema pensionistico francese. Questa è una delle motivazioni che ha spinto il governo Macron a portare avanti una riforma delle pensioni che prevede di alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni, l’aumento del periodo minimo di contribuzione a 43 anni, l’abolizione delle pensioni speciali concesse ai dipendenti delle società pubbliche francesi, e l’innalzamento dell’importo minimo della pensione a 1200 euro. Una riforma che di fatto penalizza chi non possiede un titolo di studio superiore, ed è costretto a lavorare due anni in più nonostante abbia già maturato gli anni di contributi sufficienti per andare in pensione.
Le conseguenti proteste contro la riforma hanno preso avvio il 19 gennaio 2023 in seguito all’appello dei principali sindacati francesi portando in piazza milioni di persone e vedendo in prima linea i giovani che in generale oggi vedono l’attuale governo e il suo presidente distante dai loro interessi, percepito come più legato alle generazioni anziane e parte dell’élite al potere. Ciò li porta ad essere sempre più distanti dalla politica, come illustra il dato del 46%[2] degli under 35 che non ha votato in almeno uno dei due turni delle ultime presidenziali.
Le manifestazioni sono andate avanti per mesi fino ai primi di giugno, divenendo il più grande movimento di protesta della storia recente francese, tuttavia ciò non ha impedito al governo di portare a termine la trasformazione in legge del progetto di riforma delle pensioni grazie anche a una massiccia opera di repressione che ha portato ad accuse di un eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza. Ma anche se le proteste alla fine si sono spente il disagio che le ha alimentate non è affatto scomparso ma anzi è ancora presente all’interno della società. I giovani francesi sono scesi in piazza per il proprio futuro di cui si vedono derubati.
Oltre alla cancellazione della riforma, oramai approvata, chiedono comunque delle serie politiche ambientali per contrastare il cambiamento climatico e più importanti politiche di sostegno sociale. Oggi i giovani in molti casi non sono in grado nemmeno di permettersi autonomamente una casa, figurarsi formare una famiglia. Per questo vogliono essere messi al centro del progetto politico perché in fin dei conti sono loro a rappresentare il futuro del paese.
[1] www.statista.com
[2] injep.fr