“Carlito”
Luci e ombre, fama e normalità, muscoli e cuore. Nell’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi del 2024, si celebra non solo l’atletismo e la competizione, ma anche l’umanità che spesso si cela dietro le medaglie scintillanti. E tra i nomi leggendari del passato, spicca quello di Carlo Galimberti, un eroe la cui vita ha saputo unire la straordinarietà del successo sportivo alla profondità dell’animo umano.
Nato a Rosario Santa Fè, Argentina, il 2 agosto 1894, da genitori italiani emigrati in cerca di fortuna, Carlo tornò in Italia a soli tre anni. La famiglia si stabilì a Ospiate di Bollate, una piccola frazione rurale in provincia di Milano. Qui Carlo, noto affettuosamente come “Carlito” tra amici e familiari, visse una giovinezza di sacrifici e lavoro nei campi, forgiando un carattere temprato dalle difficoltà e dai valori morali della sua famiglia.
La prima medaglia
La sua prima “medaglia” fu una Croce al Merito di Guerra, conquistata sul fronte della Prima Guerra Mondiale. Arruolato come bersagliere, partecipò valorosamente a quattro campagne militari, riportando una ferita e guadagnando il grado di Sergente Maggiore. Anche in questo contesto, Carlo non mancò di coltivare le sue passioni, ottenendo il brevetto di pilota e sfiorando il mito con racconti di trasvolate oceaniche.
Dopo la guerra, nel 1920, si arruolò nel Corpo dei Civici Pompieri di Milano, dove le sue straordinarie doti fisiche emersero prepotentemente. Abbracciò con entusiasmo molte discipline sportive: dalla lotta greco-romana alla ginnastica artistica, dal nuoto all’equitazione, dal pugilato al canottaggio. Ma fu nella pesistica che Carlo trovò la sua vera vocazione, diventando il più grande pesista italiano di tutti i tempi.
Successo dopo successo
La sua carriera sportiva è un elenco impressionante di successi: oro olimpico a Parigi nel 1924, argento ad Amsterdam nel 1928 e a Los Angeles nel 1932, numerosi primati mondiali e diciotto titoli nazionali consecutivi. La sua figura, però, non si limitava al ruolo di atleta. Carlo era anche un pompiere di eccezionale coraggio, sempre in prima linea, capace di affrontare le situazioni più pericolose con una forza fisica e morale ineguagliabili.
La morte eroica
La tragica morte di Carlo Galimberti, avvenuta il 10 agosto 1939 a Milano, aggiunge una nota di eroismo epico alla sua biografia. Mentre tentava di prevenire l’esplosione di una caldaia, Carlo riportò gravi ustioni e, dopo cinque giorni di agonia, si spense, lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia e tra i suoi colleghi. La sua morte gli valse la Medaglia d’Argento al Valor Civile, un ultimo riconoscimento per un uomo che aveva dedicato la sua vita al dovere e al sacrificio.
Parigi 2024, quindi, non è solo un’occasione per celebrare le nuove generazioni di atleti. È anche un momento per ricordare figure come Carlo Galimberti, che con la loro vita hanno incarnato i valori più alti dello sport e dell’umanità. La sua storia ci insegna che dietro ogni medaglia c’è un cuore che batte forte, carico di umiltà e di una straordinarietà umana che supera ogni traguardo sportivo.
In copertina: fotografia tratta da “La Domenica Sportiva” del 3 agosto 1924. L’immagine ritrae la squadra che vinse tre medaglie d’oro a Parigi. Il secondo da sinistra è Galimberti.