Domenica prossima è Pasqua, festa che celebra la resurrezione di Gesù, festa della speranza e del riscatto dei peccati dell’umanità. Dopo una quaresima di preparazione, tra preghiere, messe particolari, atti di penitenza alternata all’astensione dal cibo e dal cospargersi la testa di cenere, per simboleggiare la condizione terrena dell’uomo mortale e le sue debolezze, eccola la Pasqua! Campane a festa e gioia diffusa tra le genti, la primavera che esplode in un tripudio di colori e magnifiche infiorescenze e una natura che ancora nonostante la nostra incuria, esprime il meglio di sé affermando la sua preminenza. Ma come per tradizione, finite le cerimonie religiose, per gli Italiani, la vera protagonista della giornata sarà la tavola.
Sarà un trionfo di uova, di erbette amare, asparagi, carciofi, carni di agnello con patate al forno, lasagnette e un tripudio di sapori mixati a seconda delle varie posizioni geografiche, ma ciò che non mancherà in nessuna delle tavole italiane sarà la colomba pasquale. Essa farà capolino nonostante i pezzi da novanta della cucina regionale, uno per tutti, la pastiera napoletana.
La colomba è uno dei simboli cristiani più conosciuti. Noè durante il diluvio universale, grazie a una colomba riuscì a trovare la strada della salvezza e molti secoli dopo, nella prima metà del VI secolo, durante l’assedio di Pavia da parte di re Alboino, egli si vide offrire da un vecchio mercante un dolce a forma di colomba in segno di pace. Un altro racconto sull’origine di questa ricetta è legato alla battaglia di Legnano (1176), vinta della Lega dei comuni lombardi contro Federico Barbarossa. L’idea del dolce sarebbe nata a un condottiero del Carroccio che per celebrare la vittoria fece confezionare dei pani speciali in omaggio alle tre colombe che durante la battaglia avevano “vigilato” sulle insegne lombarde. La storia più recente ci consegna un racconto un po’ più realistico, nei primi del Novecento, infatti, una nota azienda milanese, per arricchire i menù di Pasqua crea un dolce simile, nell’impasto, al panettone. Nasce così la colomba come la conosciamo oggi, un morbido dolce lievitato, con canditi e una croccante ricopertura di glassa e mandorle. Negli ultimi decenni, anche se sono nate moltissime varianti della ricetta (impreziosita di creme o resa austera dall’assenza di mandorle e canditi), è rimasta forte la sua valenza simbolica legata all’annuncio di pace e bella stagione. A tutte queste leccornie si aggiungono, giusto per litigare con la bilancia, le tradizionali uova di Pasqua. L’uovo, per tutte le culture antiche, aveva un valore simbolico enorme: simbolo della vita e della rinascita. Il cristianesimo ha reinterpretato questa tradizione alla luce delle Nuove Scritture, l’uovo diventa così il simbolo che meglio coglie il significato del miracolo della Resurrezione di Cristo. L’uovo è considerato da sempre il simbolo della rinascita e della vita in moltissime culture e in diverse tradizioni. I fedeli di rito ortodosso e bizantino hanno la tradizione di tingere le uova sode di rosso e benedirle in chiesa il giorno di Pasqua. Per gli ortodossi dipingere le uova di rosso è un rituale che rappresenta il sacrificio di Cristo, il rosso richiama il sangue e le uova, come ben noto, sono l’emblema della fertilità congiunta, in quest’occasione anche alla resurrezione.
Ma parlare di uova colorate di rosso sangue nella tradizione delle chiese ortodosse della Russia e dell’Ucraina ci conducono inevitabilmente a riflettere sul sangue versato in questi paesi a causa della follia della guerra, il rosso che rappresenta il sacrificio di Cristo e il suo sangue, probabilmente necessita ancora di sacrifici umani inutili e di tanto sangue da versare per poter festeggiare una Pasqua senza battaglie, dove il simbolo vero sarà una colomba bianca, che volando con il bocca un rametto d’ulivo, dichiarerà La “pace”. E dunque, non uova, ma colombe.