Il termine “bug” per indicare un errore in un programma informatico ha un’origine piuttosto curiosa e risale ai primi anni dell’informatica. Tutto iniziò nel lontano 1947, quando un gruppo di tecnici, guidati dalla tenente Grace Hopper, stava lavorando su un enorme computer elettromeccanico chiamato Mark II.
Durante un guasto, i tecnici smontarono l’intera macchina alla ricerca della causa del problema. Con grande sorpresa, trovarono una falena incastrata tra i relè del computer. La falena, letteralmente un “bug” (insetto) in inglese, stava causando un cortocircuito e impedendo al computer di funzionare correttamente.
Grace Hopper, con il suo tipico umorismo, incollò la falena sul registro di manutenzione con la nota: “First actual case of bug being found.” (Primo caso reale di bug trovato). Questo evento divenne una sorta di leggenda nel mondo dell’informatica e da allora il termine “bug” è stato utilizzato per indicare qualsiasi tipo di errore o malfunzionamento in un programma.
Ma perché proprio una falena?
In realtà, l’uso del termine “bug” per indicare un problema tecnico era già presente in ambito ingegneristico molto prima di questo episodio. Il termine deriva dal verbo inglese “to bug”, che significa “infastidire” o “tormentare”. Quindi, un bug era semplicemente qualcosa che “infastidiva” il funzionamento di un meccanismo.
La storia della falena di Grace Hopper ha semplicemente reso popolare e dato un volto più concreto a un termine già esistente. Da allora, il termine “bug” è diventato parte integrante del linguaggio dell’informatica e viene utilizzato da programmatori e tecnici di tutto il mondo…
La prossima volta che il tuo computer si blocca o un programma non funziona come dovrebbe, ricorda che stai avendo a che fare con un “bug”, un piccolo insetto virtuale che sta creando qualche problema nel tuo sistema. E se vuoi ringraziare qualcuno per questo curioso termine, pensa a Grace Hopper e alla sua falena!