Peter l’assassino ovvero il male assoluto!
Storia parziale tra efferatezza e magia dell’assassino peggiore della storia del crimine.
Se siete impressionabili non andate oltre, fermatevi al titolo.
Le cose che qui leggerete sono terribili, maligne, sanguinolente e rimarranno scolpite nella vostra memoria. Se siete anime fragili sognerete di lui, vi sveglierete di notte al primo rumore, sobbalzerete nel letto alla prima ombra e solo la luce vi ridarà tranquillità. Fermatevi, siete ancora in tempo.
Non lo farete lo so e so anche perché! Perché il male ha un brutto odore ma anche un’altra brutta caratteristica. Affascina, molto.
E voi lo sapete bene ma non lo confessate neanche a voi stessi. Non ve lo dite nemmeno quando vi coprite gli occhi con le mani difronte a un’immagine cruda, violenta, sanguinosa. E guarda caso tra le dita rimane sempre quel piccolo, piccolo innocente spazio che vi consente di vedere.
Quando poi il male supera la comune soglia di accettabilità, non lo sopportiamo, non lo accettiamo e subito lo releghiamo nel mondo della follia. Comodo, molto comodo. Scappiamo dai logici conseguenti conflitti di varia natura. Religiosi, etici, morali. Impossibile che un essere umano “normale” riesca a fare quella cosa, solo un pazzo può fare cose così. E invece…
Dobbiamo accettare l’idea che tra noi, tra la folla di esseri che incontriamo ogni giorno certamente ce n’è uno cattivo, sadico che agogna il male altrui, che sogna di uccidere, violentare, squartare e regalare a qualcun altro un male terribile. Qualcuno dal sogno passa alla realtà.
Peter è uno di questi. Fortunatamente nessuno di noi lo ha mai incontrato. Fortunatamente Dio, o chi per esso, ha relegato la sua vita in un’altra epoca. Precisamente alla fine del XVI secolo.
Sino al 1580 nessuna traccia. Peter è un’ombra che vaga in alcune regioni germaniche. Per motivi sconosciuti ad un certo punto della sua vita si ferma in Franconia, zona della Germania che attualmente potremmo collocare a nord della Baviera.
Qui forse si innamora di una giovane contadina. Quel che è certo è che la sposa e nel breve la ingravida. Raccontano di mesi sereni, di una gravidanza senza problemi. Ma poi Peter d’improvviso prova ancora quel suo bisogno di un piacere assoluto, ineguagliabile, stupefacente.
Con un coltellaccio colpisce la povera giovane moglie, ma uccidere non è sufficiente. Dare la morte non basta, questo è solo un potere maligno. Peter cerca altro. Il mare di sangue non lo placa. Si accanisce sul povero corpo profanandolo, estraendone le viscere e il cuore e il feto che contiene il suo piccolo. E qui compie il gesto estremo, come una belva affonda i suoi denti nelle carni e lo divora.
Non un crimine isolato ma solo una tappa in un orrendo percorso già avviato alcuni anni prima. Ma questo lo si scoprì solo dopo, solo quando fu possibile passare alla contabilità della morte.
520, cinquecentoventi, oltre la metà di mille furono le vittime straziate dalla furia di Peter Nirsch. Un numero impressionante. L’esito di una battaglia di Peter contro il mondo alla ricerca di un suo incomprensibile piacere. 520 accertate, attribuite molte di più.
Da vari documenti che compongono la ricostruzione dei fatti emerge come sia possibile attribuire a Peter l’uccisione di 300 persone in una zona vicino al fiume Reno, di cui 39 donne incinte, le vittime preferite, una leccornia; altre 253 ne straziò nel Württemberg dove alcuni osservando i resti di alcune vittime, pensarono all’opera terrena di Lucifero. Peter per necessità si spostava spesso…
Arrivò in Austria e anche qui la macchina della morte si mise in moto. Fece banchetto di dodici donne gravide, alcune giovanissime. Corpi irriconoscibili, sventrati, dilaniati a morsi, fatti a pezzi e lasciati a marcire. Il pellegrinaggio continuò a Praga e dintorni e qui il conto degli omicidi attribuibili per modalità esecutive a Peter raggiunse le 240 unità, di cui diciotto donne incinte e alcune bambine.
Una tale scia di sangue non poteva, neanche a quei tempi, passare inosservata.
La vita valeva poco, i morti assassinati erano cosa di tutti i giorni, ma le modalità con cui Peter la dispensava avevano scatenato la fantasia del popolo che ormai inquadrava le nefandezze compiute in una prospettiva soprannaturale, demoniaca costringendo la Chiesa a prendere posizione, a intervenire. I mastini si misero in moto, furono raccolte testimonianze ovunque e con qualsiasi mezzo. Si arrivò infine a una descrizione, una sorta di identikit ante litteram. Il ricercato aveva cicatrici sul lato destro del volto e una mano pareva offesa, poco mobile. Probabilmente esiti di lotta sostenuta con qualche vittima che non ne voleva sapere di essere mangiata.
Peter abbandonò anche Praga e la Boemia e rientrò in Germania diretto a Norimberga.
Fece tappa a Neumarkt, tutt’oggi cittadina della Baviera. Giusto un poco di riposo per recuperare energie e dedicarsi alla sua ulteriore passione, i riti magici naturalmente neri, molto neri. Decise che era venuto il momento di concedersi anche un poco di igiene personale. Si recò dunque ai bagni pubblici. Fu la sua rovina.
Due tizi riconobbero le sue cicatrici e la mano offesa. L’identificazione fu facile. Subito si recarono alla polizia locale. Il Sovraintendente fece arrestare Peter da quaranta armigeri che lo scortarono al carcere della città. Qui fu la nemesi per Peter. Cominciarono a torturarlo il 16 settembre 1581; tagliarono la sua pelle e la ricoprirono di olio bollente, gli spezzarono gambe e braccia, gli cavarono i denti e un occhio. Confessò!
Fu ritenuto colpevole di 520 omicidi e condannato a morte.
Sentenza eseguita il 18 settembre 1581.
Il cadavere fu fatto a pezzi che, infilzati su delle picche, furono posti a quattro lati della città. Era la fine di un incubo, la fine del primo serial killer della storia.
Ma ce ne sono altri in giro…