Le officine del Portello, situate alla periferia nord-ovest di Milano, nacquero tra il 1906 ed il 1907 come sede della SIAD Società italiana Automobili Darracq, l’antesignana della Alfa Romeo. Lo stabilimento fu costruito ispirandosi alle fabbriche automobilistiche americane: macchinari moderni, reparti luminosi, puliti e ordinati. Nel 1910 la SIAD, ormai in crisi, fu rilevata da un gruppo di imprenditori e divenne A.L.F.A. acronimo di Anonima Lombarda Fabbrica Automobili.
Le lavorazioni
Fino al 1915 nel primo fabbricato del Portello veniva realizzata tutta la produzione Alfa. Le aree di lavorazione erano: lavorazione meccanica, preparazione dei telai e montaggio meccanico.
L’organizzazione del lavoro all’interno della fabbrica si differenziava a seconda dei reparti.
La carpenteria costruiva i telai sui quali venivano montati il motore, il cambio e la carrozzeria. Come in una bottega artigiana tutto il lavoro era fatto a mano da squadre di operai, garzoni e apprendisti coordinati da un caposquadra.
Le lavorazioni meccaniche impiegavano macchine utensili flessibili e non dedicate ad un’unica operazione. L’operaio approntava la macchina, ne cambiava gli utensili, controllava i particolari o le lavorazioni effettuate. Il ciclo era completo: dal pezzo grezzo al prodotto finito. Anche queste attività richiedevano abilità specifiche simili a quelle del lavoro artigianale, lontane dalla parcellizzazione dei sistemi di produzione di massa.
Questi sistemi di produzione che si basavano sulle competenze delle maestranze continuarono fino agli anni ’50.
La riconversione bellica
Nel 1915, con la prima guerra mondiale, l’Alfa fu coinvolta nella fornitura di materiale bellico. La produzione di munizioni, motori aeronautici e attrezzature per miniera, richiese nuovi impianti e nuovi capitali. L’ing. Nicola Romeo entrò quindi nella società.
Le officine del Portello furono ampliate e si equipaggiarono dei reparti di forgiatura e fonderia.
Le fucine furono impiantate in un fabbricato di ampie dimensioni che ospitava i magli e le presse.
Il materiale incandescente che usciva dai forni della fonderia veniva “forgiato a mano” con un maglio che batteva ininterrottamente. I pezzi sbozzati venivano rifiniti con le successive lavorazioni che richiedevano grande abilità ed esperienza.
Il ritorno alla produzione di auto
Dopo la fine della guerra l’Alfa divenne Alfa Romeo e tornò a concentrarsi sulla produzione di automobili.
In origine sui telai prodotti dall’Alfa venivano montate le carrozzerie prodotte da terzi come Zagato, Sala o Bollani. Il reparto carrozzeria del Portello iniziò l’attività soltanto verso la fine degli anni ’20. La lamiera veniva modellata a mano dai “battilastra” che con grande abilità martellavano la lamiera per ottenere le curvature e le bombature richieste.
Evoluzione lenta
Lo stampaggio a freddo delle lamiere fu adottato solo negli anni ’50, così come le catene di montaggio per assemblaggio delle carrozzerie, l’abbigliamento della scocca e per il montaggio delle parti meccaniche. Nel 1956 partì la catena di montaggio dei motori, mentre il processo di ammodernamento delle lavorazioni meccaniche durò fino al 1960.
Una fabbrica “artigianale”
Uno degli elementi fondamentali della qualità della produzione del Portello fu l’abilità e la competenza professionale delle maestranze in tutte le aree produttive.
Si trattava di una tradizione culturale e organizzativa più da bottega artigiana che da moderna fabbrica per la produzione di massa.
Fonti: fc.retecivica.milano.it, Wikipedia