Luogo di nascita: Adria (Ro). Uomo Ariete con 185 cm di altezza e 100 kg di peso.
Ruolo: Centro
Honours: Italia, Italia A, Italia Emergenti, Italia U17, Italia U18, Italia U20
Nazionale Caps: 1
Zebre Caps: quest’anno supererà le cinquanta partite
Club precedenti: Accademia Nazionale “Ivan Francescato”, Rugby Calvisano, Rugby Mogliano, Rugby Rovigo
Enrico Lucchin. Uomo di fuoco, di potenza e di battaglia, ma non solo. L’energia e il coraggio si vedono dalla passione nelle giocate in giro per il campo, in attacco e in difesa. L’intraprendenza temeraria e l’indipendente autoaffermazione non sono solo una questione di placcaggi e fughe in avanti, ma anche caratteristiche distintive di scelte di vita.
Un altro veneto nel gruppo delle Zebre, un altro di quelli massici dotato di passione, entusiasmo e quel tanto di aggressività indispensabile nel rugby.
La città originaria di Enrico Luchin (Adria), occupa da sempre una posizione strategica del Polesine. Proprio per questo i Greci di Sicilia circa 400 anni prima di Cristo la rifondarono e, come colonia della potente Siracusa, crearono le basi per l’espansione commerciale.
Che forse la storica origine territoriale abbia attinenza con la posizione strategica del nostro in campo? Centro. Un ruolo ricognitivo, risolutivo e di congiunzione nel gioco. Di sviluppo e passaggio.
Oppure un ruolo di assunzione diretta di responsabilità, dritto per dritto e palla in mano.
Enrico Lucchin, oltre che il ruolo di capitano delle Zebre in diverse partite, le convocazioni e le presenze con la maglia azzurra, rispecchia anche un’altra funzione. Una guida per i giovani rugbisti e per quelli che si vogliono impegnare seriamente nello sport a livello professionale. Incarna un compito essenziale, quello da fare: studiare.
Abbiamo appreso una notizia importante. Un giocatore di rugby professionista che è riuscito a studiare e laurearsi. Che dici, di cosa si tratta?
Sorride. Un sorriso quasi imbarazzato da persona modesta, ma di animo forte e sicuro.
Non è stato facile arrivare alla laurea. Conciliare il rugby con lo studio. Si torna a casa dal campo stanchi ed è complicato, ma studiare quello che piace permette di concentrarsi. E fa la differenza. Consente di superare le difficoltà ed è un po’ meno difficile.
Certo che ci vuole una bella forza di volontà. Il rugby in tutto questo sacrificio….
Il rugby aiuta.
Complimenti veramente
Oggi sei laureato e non devi più correre a casa a studiare, cosa fai quando non giochi a rugby?
Pausa
Lo stesso sorriso di prima.
In realtà proseguo gli studi.
Ancora?
Si, sto frequentando un master in matematica.
Ci complimentiamo. Bravo davvero! Raccontaci…
Proseguo a studiare quello che ho iniziato, la matematica. Lo studio è un po’ come andare in campo: serve disciplina. Soprattutto quando si è sotto pressione, sia quando noi mettiamo sotto pressione gli avversari, ma anche e forse soprattutto viceversa. La gestione dei momenti critici fa la differenza. Non diventa più solo una questione di qualità e attitudine, ma in campo e nello studio, servono formazione e precisione.
Allora una strada potrebbe essere quella dell’insegnamento… Professore Lucchin…non suona male…
Sorriso
Ma chissà, forse fra qualche anno, ora è presto. Gioco a rugby.
La meta da sogno per un giocatore che gioca centro, in mezzo al campo?
Noo… a me va bene così. Mi piace giocare per la squadra, fare sempre di più e stare al mio livello.
È vero che fra poco vedremo anche un’integrazione del gioco al piede?
Sorriso riservato, discreto, non risponde direttamente. Forse significa che ci sta lavorando… bene!
Dopo esserci complimentati per le convocazioni in Nazionale e tutto il percorso con lo staff italiano, la domanda è d’obbligo. Come si svolge la giornata tipo in Nazionale?
Riunione alle 8.30 fino circa alle 9.00 poi si prende il bus e si va al campo. Lì ci si divide per reparto, mischia e tre quarti. Chi va in palestra e chi sul campo, poi ci si cambia. Subito dopo si fa una riunione collettiva, ci si trova in gruppo. Oppure si ritorna in hotel per il pranzo e si fa l’incontro nel pomeriggio. Poi liberi fino alle 19.30 ed infine riunione organizzativa, logistica, tecnica…
Giornata piena…
Un aneddoto festaiolo in nazionale, una goliardia che si può dire…
Sorride titubante.
Una sera i ragazzi più giovani ma anche i più vecchi durante un festeggiamento goliardico hanno messo la torta in faccia a uno di noi… beh, anche a me è stato fatto. È una cosa simpatica divertente che si prende sul ridere, nessuno si offende…
E dopo le torte in faccia… Una domanda sul Terzo Tempo del mondo del rugby. Com’è organizzato in Nazionale?
Ci si ritrova ad un rinfresco dopo la partita, di solito allo stadio con i giocatori di entrambe le squadre e si chiacchiera. Con la Nazionale si organizza una cerimonia in cui si consegna un presente fra le Federazioni e poi c’è il discorso dei capitani…
Quali sono i nomi delle chiamate per le vostre giocate con le Zebre e in Nazionale, di solito sono curiosi e simpatici?
Ci sono ma non si dicono, sono segreti
Sorriso
Insistiamo, non è un segreto di Stato…
Sguardo compiaciuto, ma la testa si muove in direzioni opposte alla nostra curiosità e viaggia da destra a sinistra.
Ma non interessa il merito delle giocate, che logicamente non si dicono, ma almeno i nomi delle chiamate…
Inflessibile, scuote ancora la testa e sorride.
“Implaccabbile”…
Non si possono dire
Niente da fare, sorridiamo tutti, sappiamo che ci sono e chissà se magari in futuro…
Quali caratteristiche deve avere un buon compagno di squadra?
La battuta dello spiritoso di turno: una fidanzata con le amiche belle. Un buon compagno di squadra deve lavorare duro, essere disponibile e sacrificarsi per il gruppo. Questo prima di tutto.
Poi in campo, al di là delle qualità individuali, fa sempre comodo avere al fianco un compagno di squadra che parla, dirige. Giocare con uno che dà indicazioni e comunica di più fa solo bene. Anche questo aiuta tanto e fa la differenza.
Sarà per tutto quanto sopra, oppure perché chi si occupa di matematica riesce sempre a trovare relazioni da applicare alla realtà, di fatto il capitano Lucchin riesce a descrivere e farci comprendere, in campo e fuori, frammenti di realtà vera. Saranno proprio le capacità esplorative e descrittive mentali della matematica a permetterci di esplorare nuove e fruttuose esperienze universali? Noi confidiamo di sì e auspicando che i verdi pascoli ovali possano trasmettere a Enrico future scoperte e soddisfacenti esplorazioni, lo ringraziamo.
Grazie molto per l’intervista e per l’esempio, in campo e fuori.
Foto by Vito Ravo