Compito degli intellettuali
Compito degli intellettuali, degli insegnanti, dei pedagogisti, degli educatori, tanto quanto dei legislatori e delle famiglie che rappresentano le istanze delle persone con disabilità, è pretendere che la cultura inclusiva sia diffusa in ogni luogo potenzialmente aggregativo, in antitesi alla cultura competitiva esclusiva ed escludente tipica delle società che, giocando in difesa, non si preoccupano del proprio sviluppo futuro.
Affettività sessuale
Affettività e sessualità delle persone con disabilità sono state, nel tempo, trattate come sintomo della barbarie, di disregolazione, di inadeguatezza, affrontato (nella migliore delle ipotesi) attraverso l’addestramento alla masturbazione e, nella peggiore, con il ricorso a farmaci inibenti il desiderio sessuale.
Di totale segno opposto sono le proposte di confronto che arrivano da diverse realtà sia associative, sia professionali, sia dell’ambito accademico e della ricerca.
Un esempio
Un valido esempio di come il tema possa essere affrontato è fornito dall’Associazione “Fiori sulla Luna” e dalla Cooperativa “La Cascina”, di Cuneo.
Il loro percorso “Dis – Sex” ha creato un tavolo permanente di confronto tra persone con disabilità, familiari e tecnici, allo scopo di esplorare insieme la nuova frontiera della relazione affettiva, carica tanto di aspettative quanto di timori.
Soprattutto i genitori affrontano questa nuova tappa verso la piena adultità dei figli con un importante carico di paure.
Soprattutto in merito alla possibile sofferenza e disillusione per un eventuale investimento emotivo non corrisposto.
I timori
Timori comprensibili e condivisibili, specialmente se coinvolgono persone non allenate all’insuccesso come spesso accade alle persone con disabilità, sempre poste di fronte a scelte abbordabili, a sfide superabili, a percorsi semplificati.
Da qui una ulteriore critica al pensiero dominante, che vede le persone con disabilità come esseri indifesi da proteggere da ogni delusione.
La fragilità
La fragilità non richiede obbligatoriamente una ossequiosa accondiscendenza né una spartana sfida temperante.
Le persone con disabilità, fin da bambine, manifestano forza e determinazioni superiori alla media.
Affrontano fatiche e problemi insuperabili per la maggior parte degli altri bimbi.
Bisognerebbe utilizzare al meglio la loro resistenza ed assecondarla permettendo loro di sbagliare, di cadere, di rialzarsi.
Stando ben attenti a non causare sofferenze, ma senza sottrarli a quella dote di fatica e di frustrazione che permettono all’autodeterminazione di rafforzarsi e di resistere, se non proprio a tutto, almeno ad un potenziale “due di picche”.
Corna e coda
In conclusione ci permettiamo di dire che i nostri angeli hanno un sesso, così come hanno le corna e la coda.
Che le persone con disabilità, certamente da tutelare nei loro diritti e nelle loro opportunità, vanno anche esposte a progressive esperienze di scelta e di eventuale frustrazione, affinché possano davvero riconoscere e inseguire tanto l’affetto quanto il desiderio di appartenere interamente ad una relazione, anche se può finire. Anche se può far soffrire.
Vita piena
Ci permettiamo di dire che il vero antidoto alla sofferenza non è la clausura, ma la vita piena.
Di opportunità, di rischi, di incontri. Anche amorosi, anche sessuali.
Ci permettiamo di ricordare che circa il 6% della popolazione italiana è composta da persone con disabilità. Molte di loro studiano, molte lavorano.
Alcune hanno figli, sono sposate, ma anche no, convivono, fanno sesso.
Amano fortemente.
Hanno molto da insegnare.