Quando ogni anno a Giugno, generalmente fra il 20 e il 22, il Sole raggiunge l’apice del suo percorso astronomico, tutti sappiamo che ci troviamo di fronte al Solstizio d’estate. E’ il giorno in cui la nostra stella resta più a lungo nel cielo. Gli scienziati affermano che in quel momento raggiunge il massimo del suo splendore per decrescere dal giorno dopo e fare ritorno all’inverno nel semestre discendente.
Ma quale significato hanno dato le antiche civiltà a questo avvenimento?
Perché in epoca moderna viene ricordato e festeggiato maggiormente il Solstizio d’inverno? Infatti, noi attribuiamo ormai da secoli al periodo a cavallo fra il Natale e Capodanno, un aurea magica e armonica, ma teniamo poco in considerazione il periodo del solstizio estivo. Era così anche per gli antichi?
Fin dai Sumeri, per passare dagli Egizi, dagli Europei, per arrivare fino all’estremo oriente o all’estremo occidente, tutte le tradizioni di natura spirituale, hanno considerato i Solstizi come i momenti più solenni dell’anno. Lo scorrere del tempo attraverso i quattro momenti più importanti delle stagioni (solstizi ed equinozi), venivano celebrati con cerimonie e rituali che avevano in sé un “senso del sacro” oggi perlopiù dimenticato se non perduto.
Sia i Sumeri che gli Egizi sostenevano che la superfice della terra fosse attraversata da linee energetiche che avevano un mutuo scambio relazionale con gli astri e le costellazioni e che le suddette linee fossero potenziate dalla forza del sole proprio nel giorno del Solstizio.
I sacerdoti che sovraintendevano l’intero rituale erano considerati i catalizzatori di quella mistica forza che in quel momento univa terra e cielo: il Sole! La cerimonia durava cinque giorni ed era seguita e festeggiata da tutta la popolazione. Questa tradizione continuò fino a coinvolgere i Caldei e più tardi anche se in misura minima i Greci e i Romani. Nel nord Europa invece i Celti svilupparono e amplificarono il concetto delle linee energetiche, ritenendo che le pietre e i minerali erano strumenti in grado di imprigionare la potenza solare qualora fossero disseminati lungo queste linee sacre.
Questa forza focalizzata nei menhir creava a loro modo di vedere, un portale per accedere ai mondi spirituali e agli spiriti di natura. Come gli antichi mediorientali, gli Egizi o i popoli del centro America, anche i Celti avevano sviluppato la capacità di calcolare astronomicamente i movimenti degli astri e del sole.
Molti sono gli esempi di tali calcoli considerati incredibili per quell’epoca
Basti ricordare Abu Simbel in Egitto in cui in una data precisa il sole entra nel tempio dedicato al faraone Ramsete II e va ad illuminare la sua statua, oppure la più famosa Stonehenge dove, proprio in occasione del solstizio d’estate un raggio di sole penetra fra due grosse pietre per andare ad illuminare il cuore del megalito.
O come la città di Carnac nella Bretagna francese, ove è possibile ammirare intere distese di menhir e, ad ognuno di essi è legata una leggenda tramandata da chissà quanto, che solo gli anziani del villaggio possono raccontare. Questi grossi massi monolitici spesso disposti a cerchio sono stati considerati dagli studiosi, templi dedicati allo svolgimento dei solstizi.
Anche in diversi paesi orientali si festeggia la sacralità del Solstizio d’estate; in India viene celebrato lo Uttarayana, il cui nome deriva dalla fermezza del sole in questo magico giorno. (Solstizio in latino significa il sole si ferma). Più di un milione di persone dopo un pellegrinaggio di giorni, si purifica nel Gange per accogliere i raggi del sole che daranno nei sei mesi successivi salute, benessere e ricchezza. Anche in centro America il sole è sovrano.
Per gli Inca veniva rappresentato dal dio Inti, Re della terra, figlio di Viracocha il creatore
A Cusco, nella capitale dell’impero sorgevano alcune torri per studiare gli astri e il movimento del sole per calcolare l’ora esatta del Solstizio estivo. I Maya consideravano il sole come fonte di vita essenziale sia fisicamente come è ovvio, ma anche spiritualmente.
Il loro famoso calendario ha incluso il calcolo dei solstizi e degli equinozi. In Cina i solstizi acquisiscono basi filosofiche diverse, ma non meno importanti; quello estivo rappresenta l’energia femminile YIN che in questo giorno nasce, cresce e porta a compimento il seme che l’energia maschile YANG ha seminato nel solstizio invernale.
Secondo i Greci, i Solstizi corrispondono a due porte principali che il sole attraversa durante l’anno. Una è chiamata la porta degli Dei ed è riferita al Solstizio d’Inverno, l’altra viene chiamata la porta degli Uomini ed è associata al Solstizio d’estate.
Il significato esoterico della tradizione romana viene indicato dalle divinità adorate nel giorno del Solstizio:
Giano, il famoso dio bifronte che ha due volti che guardano in direzioni opposte, che sovraintende tutte le due porte solstiziali, la nascita del sole in inverno e il suo splendore in estate, che può aprire o chiudere la possibilità di cogliere i grandi misteri della spiritualità e Vesta, il cui compito è di mantenere il fuoco acceso del sole nei mesi che condurranno verso il freddo dell’inverno.
Per la tradizione cristiana il Solstizio corrisponde alla ricorrenza della natività di Giovanni il Battista, colui che prepara la via al Signore del quale disse: “Egli deve crescere e io invece diminuire”, in effetti alla fine del semestre discendente, durante il Solstizio d’inverno avviene la simbolica nascita del Cristo e viene celebrata la decapitazione del Battista.
Un’altra caratteristica importante che porta ad approfondire il simbolismo, è la data in cui si celebra il discepolo che Gesù amava profondamente: Giovanni l’evangelista il 27 Dicembre.
Sempre nei pressi del Solstizio invernale. Questa peculiarità ci proietta verso la tradizione massonica, che durante l’anno accademico esalta nella sua ritualità i due Solstizi chiamandoli “Giovanni d’inverno e Giovanni d’estate”.
Questa tradizione sostiene che la porta invernale rappresenti la porta di accesso alla caverna, quel percorso transitivo che porta dal buio alla luce, dalla morte alla rinascita, mentre dalla porta estiva l’iniziato esce dalla caverna, portando con sé i semi dell’insegnamento ricevuto durante la passione alchemica di trasformazione e di lavorazione della propria pietra filosofale.
Secondo la tradizione massonica, il Giano bifronte è il dio delle corporazioni artigianali ed è uno dei motivi per cui la Massoneria in suo onore celebra gli eventi solstiziali.
Secondo la tradizione ermetica il Solstizio d’estate rappresenta le nozze del Sole con Luna
La riappacificazione di quella dualità che come una bilancia impazzita, nella nostra esistenza ci impone l’uno o l’altro piatto della bilancia costringendoci ad una lotta forsennata in noi stessi e con gli altri, per raggiungere un equilibrio che alla fine diventerà nient’altro che un compromesso.
La verità consiste nel comprendere che la coscienza e la conoscenza affondano le loro radici nell’oscurità e come succede per un albero, più comprendiamo sempre più profondamente le nostre radici spirituali, più la nostra coscienza si svilupperà sempre più libera da manipolazioni psico-emotive.
Questo sacro evento del Solstizio d’estate, ci riporta a questo antico insegnamento, figlio di quella Antica Sapienza che sa coniugare luce e tenebre, bene e male attraverso l’unione dei suoi opposti che maggiormente li rappresenta: maschio e femmina, Sole e Luna. Un unione perpetua che un giorno concepirà in Sé, quel terzo aspetto della spiritualità che i veri iniziati auspicano e agognano. E la vera Fratellanza Universale libera da dogmi, manipolazioni, ignoranza, sopraffazioni e ipocrisia potrà vedere la luce del Sole.