Senza che quasi nessuno ne abbia dato notizia, il 18 ottobre 2022 il Collegio dei commissari dell’Unione Europea ha, di fatto, messo una pietra tombale sul piano per eliminare le sostanze chimiche pericolose dal territorio dell’Unione.
La questione delle sostanze chimiche inizia nel 2006 con il Regolamento n. 1907 (REACH) che norma la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche e istituisce l’Agenzia europea per le sostanze chimiche. È considerata sostanza chimica pericolosa qualsiasi liquido, gas o solido che mette a repentaglio la salute o la sicurezza delle persone. Da una ricerca dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, nel 2015, il 17 % dei lavoratori dell’UE ha riferito di essere esposto a prodotti o sostanze chimiche per almeno un quarto del proprio tempo lavorativo, una percentuale praticamente invariata rispetto al 2000 e il 15 % ha riferito di respirare fumi, polveri o pulviscolo sul lavoro. La ricerca evidenzia come il 10% dei tumori in Unione europea può essere direttamente correlata all’esposizione a sostanze chimiche pericolose.
Alcune sostanze altamente pericolose – come l’amianto o i policlorobifenili (PCB) – sono da anni vietate o rigidamente controllate, moltissime altre sostanze potenzialmente pericolose sono però ancora largamente impiegate, e il REACH è stata una prima risposta per far sì che i rischi ad esse correlati vengano gestiti adeguatamente. Un nuovo studio dell’Agenzia evidenzia come circa 1300 sostanze chimiche utilizzate in Europa, per un totale di 23 milioni di tonnellate l’anno e presenti in molti prodotti di uso quotidiano, sono legate a cancro, perdita di fertilità, problemi di sviluppo nei bambini e ad altri impatti sulla salute. Alla luce di ciò nel 2021 l’UE ha programmato una revisione radicale del REACH che farà sì che tali sostanze vengano messe al bando nei prossimi anni. Tale azione rientra nelle azioni della Strategia sulla sostenibilità dei prodotti chimici dell’Unione e, nell’aprile del 2022, la Commissione europea ha presentato la Restrictions Roadmap per l’eliminazione di migliaia di sostanze chimiche pericolose. La tabella di marcia presentata dalla Commissione europea è sostanzialmente un impegno politico ad accelerare l’attuazione della strategia definita nell’ottobre 2020, nel solco del Green Deal europeo e dell’ambizione ‘inquinamento zero’. Rispetto al REACH ci sono importanti novità, una fondamentale, ad esempio, è l’eliminazione di interi gruppi di sostanze chimiche, qualora ne faccia parte una sostanza riconosciuta come nociva per la salute, e non solo la molecola specifica. In questo modo si aggira lo stratagemma largamente utilizzato dalle industrie chimiche di rendere di nuovo legale una sostanza soltanto cambiando leggermente la formula. Alcune sostanze chimiche elencate nella tabella di marcia erano già oggetto di restrizioni dell’UE, ma la maggior parte sono nuove, il processo di divieto per tutte le sostanze chimiche presenti nell’elenco avrebbe dovuto iniziare entro l’anno in corso per far sì che tutte le sostanze pericolose siano bandite dal territorio dell’Unione entro il 2030.
Ho scritto ‘avrebbe dovuto iniziare’ perché martedì 18 ottobre 2022, nell’indifferenza generale, il Collegio dei commissari dell’Unione Europea ha posticipato l’attuazione del piano di un anno, al quarto trimestre del 2023, a pochi mesi dalle elezioni del nuovo Parlamento europeo. Questo segna la fine della Restrictions Roadmap poiché difficilmente un Parlamento in scadenza sarà nelle condizioni di adottare un piano così rivoluzionario e rimanderà il tutto alle nuove commissioni. In una sola riunione si è vanificato un ambizioso e indispensabile lavoro, durato anni, che ha coinvolto numerose agenzie, enti e associazioni; probabilmente la lobby chimica, senza tanto rumore o clamore, ha trovato le orecchie giuste per farsi ascoltare.