Ogni anno, il 27 marzo, il mondo celebra la Giornata Mondiale del Teatro. Un’occasione per riflettere sulla funzione di quest’arte millenaria, che non è solo spettacolo, ma rito collettivo, specchio della società, strumento di interrogazione e di sconfinamento. Il teatro è il luogo dove si mescolano sogno e realtà, dove la finzione sa essere più vera della vita stessa. Ed è proprio in questa prospettiva che si colloca l’ultima creazione di archiviozeta, compagnia che fa della ricerca e del dialogo con il passato la propria cifra distintiva.

Il rito e la vertigine: archiviozeta celebra Dioniso
Il teatro, quando è teatro davvero, non si limita a rappresentare: convoca. Chiama a raccolta ombre e miti, voci remote e tensioni contemporanee. In questo gioco di specchi e risonanze, il nuovo allestimento delle Baccanti di Euripide firmato da archiviozeta si colloca come un esperimento radicale e necessario, un ritorno alle radici antichissime del rito dionisiaco, scavando fino alle sue origini indiane. La prima nazionale, prevista il 4 aprile al Teatro Palladium, segna anche il ritorno della compagnia a Roma dopo una lunga assenza.
Danzano i corpi, riverberano le parole, risuonano le musiche: tutto si mescola in un flusso che è antico e modernissimo, arcaico e sperimentale. Perché Dioniso è il dio del teatro, ma anche della metamorfosi e del ribaltamento. E proprio su questo doppio, su questa osmosi tra essere e apparire, archiviozeta costruisce una rilettura del testo euripideo che ne scardina le incrostazioni secolari, riportandolo a un’origine ancora più remota, là dove il sacro si fa danza e il corpo si fa segno.
Nata nel 1999 per volontà di Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti, archiviozeta è da oltre vent’anni una delle più rigorose e politiche realtà teatrali europee. La loro cifra distintiva è sempre stata quella di un teatro che si fa nei luoghi e con i luoghi, in un dialogo incessante con la memoria e la materia dello spazio. Non a caso, nel 2024 la compagnia ha ricevuto il Premio Ubu/Progetto Speciale per la capacità di espandere e ribaltare il concetto stesso di teatro: dalle aule magne ai padiglioni oncologici, dagli archivi di Stato ai monumenti di guerra, la loro scena è ovunque serva a interrogare il presente.
Ora la sfida si sposta dentro un teatro vero e proprio. Dopo aver attraversato Villa Aldini e la ex chiesa di San Mattia a Bologna, Baccanti approda al Palladium. Un cambio di cornice che non altera la sostanza: Dioniso resta il dio del disordine, dell’ebbrezza, dello sconvolgimento delle identità.

Dioniso tra Bharatanatyam e musica contemporanea
Se il mito è una struttura che attraversa i secoli, allora ha senso scavare fino alle sue fondamenta. E così, per restituire il carattere originario del culto dionisiaco, archiviozeta si è affidata alla sapiente guida di Giuditta de Concini, esperta di danza indiana Bharatanatyam. Gesti, posture, sguardi diventano un alfabeto corporeo capace di restituire la dimensione primigenia del rito. Anche la partitura musicale, curata da Patrizio Barontini, si muove lungo questa frattura temporale: echi esotici che si dissolvono in suoni moderni, creando un contrappunto incessante tra antico e presente.
Ma il vero scarto sta nella composizione del cast: il coro femminile è interpretato da uomini, Penteo è un uomo che si traveste da donna ma interpretato da un’attrice, mentre Dioniso è sdoppiato tra un attore e un’attrice, per restituire la sua natura sfuggente e proteiforme. Il teatro si specchia in se stesso, si interroga sul proprio statuto, sul confine tra realtà e illusione. E qui la riflessione si allarga, perché la tragedia antica diventa un dispositivo per leggere il nostro tempo, smascherandone mistificazioni e inganni.
A fine spettacolo, il dialogo proseguirà con Paolo Pecere e Riccardo Chiaradonna, filosofi chiamati a sciogliere (o ad aggrovigliare ancora di più) i nodi che questo allestimento solleva. Perché se il teatro è vivo, non può limitarsi a essere visto: deve essere discusso, condiviso, interiorizzato. Deve lasciare un’eco.
Intanto, prima di Roma, archiviozeta sarà al Teatro Arena del Sole di Bologna con La montagna incantata di Thomas Mann, un altro viaggio nelle pieghe della storia e della coscienza. Un’epopea teatrale che si chiude e si riapre, perché il teatro – quello vero – non ha mai un’ultima replica.
Si rinnova ogni volta, come un rito. Come un mistero.