L’Ucraina esiste e oggi 22 gennaio è l’anniversario dell’Atto di Unificazione (Akt Zluky) con il quale, il 22 gennaio 1919, si fondevano la Repubblica Popolare Ucraina e la Repubblica Nazionale dell’Ucraina Occidentale (quest’ultima nacque il 1° novembre 1918 in Galizia). il primo presidente della Repubblica Popolare Ucraina fu lo storico Mykhailo Hrushevsky. Hrushevsky, studiando la Storia dal punto di vista dei contadini e della gente comune, si era convinto che fosse possibile parlare di un popolo ucraino, diverso dal popolo russo e da quello polacco per lingua e cultura.
La Storia dell’Ucraina iniziò nell’882, quando un principe variago (cioè vichingo slavizzato) fondò la Rus’ di Kiev. Questo Stato venne poi spazzato via dalle invasioni mongole, iniziate a partire dal 1236. Nacquero quindi vari principati, da alcuni dei quali si originò la Russia.
Dal territorio ucraino invece nacque il Regno di Galizia-Volinia (o Regno di Rutenia), sorto dall’unione di due principati che facevano parte della Rus’ di Kiev. Questo regno nel 1349 si disgregò e i suoi territori vennero divisi fra la Polonia e la Lituania. Nel 1569, con il Trattato di Lublino, Polonia e Lituania si fusero, dando vita alla Confederazione Polacco-Lituana.
Fra XV e XVI secolo, a causa dell’afflusso d’oro dalle Americhe, i prezzi del cibo aumentarono, rendendo estremamente redditizio per i nobili esportare in Occidente il grano dei loro latifondi. Nell’attuale Ucraina i nobili, per incrementare la produzione e i profitti, iniziarono ad appropriarsi delle terre dei contadini, ad imporre a questi ultimi i lavori forzati e a limitarne sempre di più la libertà di movimento. Nel 1557 ai contadini venne proibito di possedere terre. Nel 1573 una legge della Confederazione Polacco-Lituana proibì ai contadini di abbandonare le terre del proprio nobile di riferimento e nel 1588 i contadini vennero addirittura dichiarati proprietà dei nobili e resi schiavi.
Contadini ucraini; da: Wikipedia
Nel 1564 intanto i missionari gesuiti, nel tentativo di contrastare il Protestantesimo, radicalizzarono il Cattolicesimo dei polacchi. Di conseguenza la nobiltà ucraina, per poter entrare a far parte della nobiltà polacca, dovette abbandonare il Cristianesimo Ortodosso e abbracciare il Cattolicesimo. Così si allargò la spaccatura tra la nobiltà e il popolo: ad una nobiltà cattolica, polacca o “polacchizzata”, si contrapponevano le masse contadine rutene (cioè ucraine) cristiane ortodosse.
I contadini che riuscivano a fuggire dall’oppressione polacco-lituana (e da quella russa) si rifugiavano nelle steppe disabitate della frontiera tra Polonia-Lituania, Russia e Impero Ottomano, colonizzando le zone più remote dell’attuale Ucraina. Le comunità contadine libere si costituirono in società guerriere e i loro membri venivano chiamati Cosacchi. Ai Cosacchi la Confederazione Polacco-Lituana riconobbe autonomia e il diritto ad auto-governarsi in maniera semi-democratica: infatti i Cosacchi difendevano i confini della Confederazione dalle incursioni degli Ottomani. Nel 1649 i Cosacchi, sotto la guida di Bohdan Khmelnytskyi, si ribellarono alla Confederazione e crearono un proprio Stato, l’Etmanato Cosacco, che si mise sotto la protezione dei Russi. L’Etmanato si rivoltò anche contro la Russia, venne sconfitto e si spaccò in due parti, una filo-polacca e l’altra filo-russa. Nel 1687 l’atamano cosacco Ivan Mazepa tentò di rifondare un Etmanato indipendente, ma venne sconfitto dai Russi a Poltava l’8 luglio 1709. Le ultime resistenze cosacche vennero soffocate nel 1714 e nel 1721 venne proclamato l’Impero Russo. Nel 1764 la zarina Caterina II abolì del tutto l’autonomia cosacca e centralizzò il potere.
Cosacchi Zaporoghi, by: Lumsa News
I contadini ucraini si mantennero culturalmente distinti dai Russi e, mentre questi vivevano in città, nelle campagne si continuò a parlare Ucraino/Ruteno. Nell’Impero Russo la servitù della gleba venne abolita solo nel 1861, ma i contadini continuarono a subire la fame e le terre continuarono ad essere concentrate nelle mani di pochi latifondisti russi e polacchi.