Una buona alimentazione è condizione necessaria per il benessere delle nazioni.
Nonostante alcuni progressi, la persistenza della fame e della povertà estrema a livello globale costituisce un problema incombente. Tale asserzione è avvalorata dai dati forniti dalla Banca Mondiale, che testimoniano una significativa riduzione del numero di individui che, nel corso degli anni, hanno vissuto con meno di 2,15 dollari al giorno. Nel 1990, tale contingente ammontava a 1,9 miliardi di persone, mentre al termine del 2020, nel primo anno dell’era pandemica del COVID-19, si era ridotto a 719 milioni. Le proiezioni indicano un ulteriore decremento a 600 milioni entro il 2030.
Tuttavia, una disamina più approfondita del problema dell’alimentazione rivela una situazione ancor più allarmante. Un rapporto stilato dalla FAO e divulgato attraverso Ourworldindata.org mette in luce che il costo medio di una dieta limitata alle sole calorie essenziali per la sopravvivenza si aggira intorno a 0,83 dollari al giorno su scala mondiale. Tale costo è considerato accessibile qualora non superi il 52% del reddito individuale. Tuttavia, è stato riscontrato che, nel 2017, ben 381 milioni di individui nel mondo non erano in grado di raggiungere nemmeno questa soglia minima di apporto calorico.
Se, invece, prendiamo in considerazione una dieta sana, che includa non solo le calorie, ma anche proteine, grassi essenziali e micronutrienti, il costo minimo globale sale a 3,54 dollari al giorno. Ancora una volta, la medesima percentuale del 52% del reddito viene utilizzata come criterio per valutare l’accessibilità. Ciò che emerge con chiarezza è che ben tre miliardi di individui in tutto il mondo non hanno i mezzi per sostenere una dieta sana. È da notare che questo problema assume sfumature diverse tra i vari paesi, con l’Italia al 1,5%, gli Stati Uniti all’1,2%, la Germania e la Francia allo 0,2%, la Cina al 10,9% e l’India addirittura al 74,1%.
Tuttavia, è nell’area dell’Africa subsahariana che la situazione raggiunge livelli di allarme estremo. In paesi come il Madagascar, ben il 97,8% della popolazione non ha accesso a una dieta sana; in Nigeria, tale percentuale si attesta al 93,5%, mentre in Niger è del 92%, nel Mozambico del 92,5%, nel Congo del 91,5% e nella Repubblica Centrafricana persino al 94,6%. Questi tre miliardi di individui soffrono di malnutrizione in varie forme, che vanno dalla carenza di sostanze nutritive alla difficoltà nell’ottenere una quantità sufficiente di cibo. Tale condizione ostacola in maniera sostanziale la loro partecipazione all’attività economica e costituisce una delle cause, sebbene non l’unica, della bassa produttività e della limitata creazione di ricchezza in molte nazioni, in particolare in Africa.
Una possibile soluzione a questa crisi può essere individuata nella distribuzione mirata di micronutrienti alle popolazioni in stato di bisogno, un approccio agli aiuti internazionali che può dimostrarsi altamente efficiente.