La “Notte stellata” di Vincent Van Gogh riprodotta da fantastiche composizioni di lana, feltro e stoffa.
Patchwork: un’arte poco conosciuta, ma in questa vita frenetica, una tecnica aggregativa e affettiva
Il patchwork è un manufatto artistico unico, composto dall’unione di diverse parti di differenti tessuti e tenuti insieme da cuciture, preferibilmente in cotone, ma non solo.
I motivi della composizione possono essere vari e non prevedibili, si va dalle forme geometriche a quelle circolari senza eccezione alcune. Pare sia una tecnica con origini hawaiane e degli indigeni dell’arcipelago nei dintorni di Panama, poi diffusa in Giappone e ampliata, in prodotti e confezioni, in tutto il mondo.
È un’attività creativa complessa, metodica e da realizzare con grande precisione.
Donatella è la responsabile del gruppo di volontariato Filifolli Patchwork. Un piccolo nucleo di persone con una passione comune e intenzionate a farla crescere e divulgarla. A lei abbiamo rivolto alcune domande.
Donatella, abbiamo visto la spettacolare opera di Van Gogh riprodotta con la tecnica del patchwork. Complimenti. Come nasce questa iniziativa?
Nel 2020, nel periodo dell’emergenza pandemica, Eva Basile e Fabio Giusti dell’Associazione Feltrosa hanno ideato questo progetto, ovvero riprodurre la “Notte stellata” di Vincent Van Gogh, costruendo un pannello di 4 x 3,5 m, dividendolo in 63 tasselli di 50 x 50 cm ognuno.
Una gran bella impresa…
Si, infatti. I tasselli della composizione sono stati sorteggiati tra gli iscritti in un’iniziativa internazionale e senza confini. Si è registrata una partecipazione superiore alle aspettative, sono stati individuate 189 tessere, troppe da racchiudere in un’unica composizione. E così alla fine i pannelli sono diventati tre. Ogni iscritto è stato libero di realizzare il proprio tassello secondo la tecnica preferita: dal feltro, alla lana, al colore, alla stoffa.
L’importante era rispettare le dimensioni del tassello e i colori dl quadro.
Chi ha partecipato?
È stata una collaborazione tra più persone appassionate di queste attività e coinvolte a livello internazionale. Ci sono pezzi arrivati dall’Australia e dalla Svizzera. Da rilevare come i tasselli mancanti, ovvero neri, sono dei due paesi in guerra: Russia e Ucraina. Purtroppo non sono arrivati in tempo. Ci auguriamo per il prossimo futuro…
Cosa ci può dire di questa mostra itinerante?
Quest’opera è un patchwork vero e proprio perché è formato da tanti tasselli, è una mostra mobile e noi siamo lieti di proporla e soprattutto di poterla esporre in sale prestigiose per far risaltare la grandezza dell’opera.
Ma voi realizzate non solo Van Gogh?
Sì, infatti, nella mostra itinerante proponiamo anche nostri lavori differenziati per tipologia, gusto e passione in abbinamento all’opera del celebre pittore olandese.
Vincent van Gogh è stato un pittore olandese vissuto alla fine del 1800, autore di quasi novecento dipinti, oltre mille disegni senza contare schizzi e rappresentazioni incompiute.
È stato uno dei classici esempi di artisti geniali e più apprezzati nel post mortem piuttosto che in vita.
Cosa vuol significare la partecipazione a questo tipo di iniziativa?
Significa lavorare a un progetto insieme, credere ad un progetto comune.
Questo è fondamentale perché la cooperazione unisce, proprio come il patchwork. Quando prepari un manufatto collabori con altre persone e si crea una sinergia. In quest’opera si sono incastrate più persone creando tre visualizzazioni della stessa opera.
Al di là delle spiegazioni ufficiali, che cos’è per voi il patchwork?
Il patchwork è collaborazione e unione.
Non è solo attaccare pezzi di stoffa colorata e creare coperte, ma rappresenta la voglia di stare insieme e di cucire, decorare, imbastire, trapuntare, ricamare e poi saldare il tutto in armonia reciproca.
Cucire sembra facile…
Sì, ma non lo è, perché devi sapere tagliare, costruire il disegno, imbastire e poi completarlo
E poi ancora bisogna progettare, misurare … è un processo progressivo.
Gli Amish fra altri sono stati tra i primi a realizzare le coperte con questa tecnica. Noi abbiamo studiato questa comunità religiosa cristiana nata in Svizzera e abbiamo scoperto che loro tagliavano le coperte per decorarle e renderle piacevoli.
Le donne avevano un ruolo importante, si univano per cucire insieme le coperte matrimoniali sia per la famiglia e sia per commercio.
Noi abbiamo visto opere artigianali eccezionali. Coperte che, dove erano lacerate, al posto dell’imbottitura avevano la carta di giornale pressata per tenere il calore. Geniali!
Il gruppo Filifolli Patchwork, di cosa si occupa?
Filifolli Patchwork è formato da un piccolo gruppo di persone con una passione comune che cerca di svilupparla. Per me, e forse potrei dire per noi, il patchwork è il Nirvana della vita.
Lo chiamo il “parco giochi dei bambini” perché in una vita frenetica avere la possibilità di ritagliarsi uno spazio tranquillo per cucire è un piacere che aiuta a liberare la mente.
In questo mondo di cellulari e televisione…
Il patchwork rappresenta un’attività alternativa produttiva importante.
Un’operosità per l’eredità. Un’attività che lascerà traccia nel tempo perché chiunque nel futuro aprirà un armadio e tirerà fuori un manufatto di questo genere si ricorderà di chi l’ha realizzato. Senza parlare dell’affettività connessa…
Da quando Filifolli Patchwork espone?
Noi abbiamo iniziato ad esporre i nostri lavori nel 2017, poi nel 2019 e nel 2022. Nelle prime due edizioni erano lavori personali o di gruppo, poi dall’anno scorso abbiamo deciso di collaborare con altri gruppi esponendo nostri lavori e quelli di altri.
Con il patchwork si fa rete…
Infatti, l’anno scorso abbiamo presentato diversi murales. In uno di questi il tema erano i volti delle donne: c’è chi ha realizzato il proprio ritratto e chi invece ha scelto il ritratto di artiste famose come Coco Chanel, Liza Minnelli e così via.
Un altro murales era dedicato alla comunicazione da remoto, sviluppata durante la pandemia. Ognuno ha appresentato quello che era e che vedeva di sé. Una personale introspezione.
C’è chi si è riprodotta a casa davanti al computer, con magari il gatto vicino o la tisana.
Infine abbiamo realizzato una struttura con pannelli, 50 x 50 cm, bianchi e rossi, per mostrare il tema della violenza sulle donne, nessuno ripetitivo e tutti diversi.
Molti complimenti, grazie e buon lavoro