Il 12 maggio 2017, il mondo ha assistito a uno degli attacchi ransomware più devastanti della storia, noto come WannaCry. Questo attacco ha colpito oltre 45.000 computer in 99 paesi, tra cui il Regno Unito, la Russia, l’Ucraina, l’India, la Cina, l’Italia e l’Egitto.
Il ransomware ha sfruttato una vulnerabilità precedentemente rivelata al pubblico come parte di un insieme di documenti relativi alla NSA trapelati, per infettare i PC Windows e criptare i loro contenuti, prima di richiedere pagamenti per la chiave di decrittazione.
In particolare, l’attacco ha avuto un impatto significativo sui sistemi informatici della sanità inglese e delle telecomunicazioni spagnole. Nel Regno Unito, il National Health Service (NHS), equivalente al nostro Sistema Sanitario Nazionale, è stato colpito duramente, con il personale bloccato fuori dai propri computer e alcuni ospedali costretti a deviare i pazienti.
In Spagna, aziende importanti come la compagnia di telecomunicazioni Telefónica sono state infettate, causando gravi interruzioni.
L’attacco ha evidenziato la vulnerabilità dei sistemi informatici globali e la necessità di una maggiore sicurezza e consapevolezza della cybersecurity. Ha anche sollevato questioni etiche riguardo alla raccolta e all’uso di “armi cibernetiche” da parte delle agenzie governative, come la NSA, e il loro potenziale per causare danni collaterali quando queste informazioni cadono nelle mani sbagliate.
Il WannaCry è stato un campanello d’allarme per le organizzazioni di tutto il mondo, sottolineando l’importanza di mantenere i sistemi aggiornati e di investire in misure di sicurezza robuste per proteggersi da minacce simili in futuro.
L’evento ha anche stimolato un dibattito globale sull’equilibrio tra sicurezza nazionale e responsabilità etica nell’era digitale.