Domani, quale futuro?
Una rinomata azienda italiana storica di Trieste, conosciuta con la dicitura Grandi Motori, è oggi di proprietà dell’importante multinazionale finlandese Wärtsilä che da tempo annuncia la chiusura della produzione, la centralizzazione all’estero e la perdita occupazionale di un gran numero di persone. Tutto in termini legittimi e secondo le modalità di legge. Fino al 30 settembre 2023 la situazione dovrebbe rimanere stabile: secondo un accordo firmato tra Regione Friuli Venezia-Giulia, sindacati, Confindustria Alto Adriatico, e ministero delle Imprese, Wärtsilä Italia si impegna a continuare l’attività e a non riattivare alcuna procedura di licenziamento collettivo fino a quella data. L’intesa raggiunta sancisce, inoltre, l’obbligo per l’azienda di presentare un piano industriale triennale con le prospettive di sviluppo per le attività non interessate dalla cessazione, contestualmente all’avvio di un percorso di reindustrializzazione per il resto del sito.
Ad oggi non è ancora stato approvato un progetto che possa sostituire quello attuale. Per quanto tempo si potrà ancora arginare il problema e posticipare la chiusura?
Le origini della Grandi Motori Italiana, oggi Wärtsilä finlandese, sono antiche e risalgono al 1884 quando a Torino si avviava l’attività delle Officine Meccaniche Ansaldi Michele per la costruzione di macchine utensili con oltre 300 operai impiegati, altamente qualificati e specializzati.
Nel 1905, con l’intercessione della Banca Commerciale Italiana (uno dei più grandi Istituti bancari italiani, confluiti in Banca Intesa San Paolo), Michele Ansaldi e Giovanni Agnelli siglano un accordo per realizzare la Fiat-Ansaldi e produrre autovetture. Un anno dopo Ansaldi si dimette, cede le quote a FIAT e avviene l’incorporazione delle Officine Meccaniche Ansaldi nel gruppo torinese.
Nelle due guerre mondiali accadono alterne vicende aziendali e nel 1966 l’Istituto governativo preposto alla Ricostruzione Industriale (IRI) e FIAT, nell’ambito del riassetto della cantieristica navale, creano una società per la costruzione di un nuovo e moderno stabilimento in Provincia di Trieste con l’intento di risarcire la città italiana e creare occupazione. Nasce così la Grandi Motori Trieste, azienda italiana di prim’ordine.
Nel 1984 l’azienda transita al 50% in Finmeccanica (Azienda pubblica controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) e poi passa in Fincantieri (già di proprietà IRI e oggi a controllo pubblico controllata da Cassa Depositi e Prestiti). La società viene poi progressivamente smantellata, dismessa e poi spostata nella sede produttiva di Bari nelle Officine Isotta Fraschini.
Nel 1999 la Grandi Motori viene acquistata dal grande gruppo finlandese Wärtsilä Corporation e lo stabilimento ritorna a Trieste.
Nel luglio 2016 la Regione Friuli Venezia Giulia, il MISE (Ministero Sviluppo Economico), i sindacati italiani e i responsabili della multinazionale finlandese, sottoscrivevano un accordo per scongiurare un serio rischio occupazionale di dimensioni preoccupanti.
Un anno dopo, nel giugno 2017, veniva annunciata la poderosa immissione nel mercato di uno straordinario prodotto, il primo modulo destinato a diventare un nuovo punto di riferimento avanzato del settore dei motori per uso navale: un sorprendente motore ibrido. Una novità mondiale assoluta in grado di ridurre i consumi, l’inquinamento, utilizzare meno carburante e migliorare le prestazioni delle imbarcazioni in modalità “green ecosostenibili”. Una scelta che oggi si dimostra più attuale che mai con la duratura crisi energetica nazionale.
A luglio del 2022 l’azienda ha però annunciato la cessazione dell’attività produttiva nel sito triestino di Bagnoli della Rosandra per centralizzare la produzione di motori in Finlandia e riuscire in questo modo a rafforzare la propria competitività. Decisione che avrà una ricaduta, in termini occupazionali, di circa 450 addetti.
Dopo una serie di scioperi che bloccano la produzione, il 17 novembre 2022 il MIMIT (il Ministero delle Imprese e del Made in Italy) procede con le interlocuzioni e riscontra il positivo orientamento della proprietà a garantire la continuità produttiva.
Trieste, capitale europea della scienza nel 2020.
Città di mare, vento, caffè e scrittori, oggi fa i conti anche con altre due problematiche.
- La crisi di Flextronics (Flex), un’importante società di origine statunitense con sede operativa a Singapore e si occupa di componenti elettronici, che approda al tavolo del MISE con il suo carico di 280 esuberi dichiarati.
- Lo storico Prosciuttificio ex Principe, oggi Queen’s, che annuncia la chiusura. Rimangono a casa circa 50 persone a seguito di mancati accordi commerciali fra una società d’investimento lussemburghese WRM Group e la valtellinese Rigamonti di proprietà brasiliana (Jbs).
I conti son presto fatti e non sono piacevoli per il popolo italiano.
Si ringraziano fra gli altri, le fonti: Ansa.it, Wikipedia, il Piccolo di Trieste, Trieste News, il Gazzettino.it, il Post, Oggi Treviso, Today Economia, Friuli Online, ilfiuliveneziagiulia.it e Nordest Economia online